1937 - Ettore Castiglioni partecipa a una campagna di esplorazione nella regione del Fitz Roy (3374 metri), una montagna superba e fantastica in Patagonia e ne aveva studiato una via di salita.
1951 - La vetta del Fitz Roy fu raggiunta da una spedizione francese e furono Lionel Terray e Guido Magnone a riuscire nell’impresa finale.
La scalata va considerata come una delle più straordinarie imprese dell’alpinismo di tutti i tempi, non solo per le fortissime difficoltà superate in arrampicata libera ed artificiale, degne della parete Ovest del Petit Dru, ma soprattutto perché fu la prima volta che due alpinisti si trovavano di fronte a problemi di tale portata.
Lionel Terray e Guido Magnone dettero prova di un coraggio grandissimo e di una tenacia senza pari. Inoltre aprirono la strada alle spedizioni successive, le quali poi poterono guardare con occhio diverso ai problemi ancora insoluti.
Va ricordato che durante la marcia d’approccio di questa spedizione, morì l’alpinista francese J. Poincenot, travolto dai flutti mentre attraversava un torrente impetuoso. A suo nome fu appunto dedicata una delle affilatissime guglie che fanno da satelliti al Fitz Roy.
Il Fitz Roy è stato salito lungo versanti diversi:
1965 - Due argentini J. F. Fonrouge e C. Comesana salirono il cosiddetto Supercouloir in stile alpino, realizzando un’impresa di notevole ardimento. Il grande colatoio costituisce certamente la via più logica e facile di salita, ma data la pericolosità richiede una tattica particolare di salita: ottima scelta delle condizioni e velocità. Ed è appunto ciò che i due argentini seppero fare a perfezione.
Altre vie furono aperte sui fianchi del Fitz Roy:
1968 - Una spedizione californiana guidata da Yvon Chouinard, tecnicamente un po’ più difficile della via originale e con decorso parallelo a quest’ultima.
1972 - Una spedizione
anglo-americana vinse il Pilastro Sud del Fitz Roy
Comunque, dal punto di vista tecnico, la più grande impresa realizzata sul Fitz Roy è la prima salita del formidabile Pilastro Est, certamente la più bella parete rocciosa del globo.
Alto 1600 metri, tutto di granito rosso e compatto, è caratterizzato da un immenso diedro verticale che praticamente si innalza dalla base alla vetta. Al pilastro vi sono stati tentativi da parte di spedizioni di ogni nazionalità. Dapprima fu una spedizione marsigliese guidata da Francois Guillot ad innalzarsi per un buon tratto, ma poi dovette desistere per il cattivo tempo.
Poi due spedizioni italiane, una monzese ed un’altra guidata da Armando Aste, non ebbero fortuna migliore.
Infine fu una spedizione svizzera a portarsi fin quasi in vetta, lasciando attrezzata tutta la via di salita.
1976 – febbraio. Una spedizione italiana dei “Ragni di Lecco” guidata da Casimiro Ferrari a raggiunge la vetta del Fitz Roy: anche se gli italiani hanno potuto usufruire del materiale lasciato in parete dagli svizzeri (ai quali va attribuita una giusta parte di merito). L’impresa di Casimiro Ferrari e compagni si colloca comunque tra le maggiori realizzazioni alpinistiche di ogni tempo.
1979 – gennaio. Renato Casarotto, affronta senza compagni il fantastico pilastro Nord-Nord-Est del Fitz Roy, in Patagonia; dopo la posa di alcune corde fisse, supera i 1500 metri di granito battuti dal vento con una progressione che ricorda il leggendario Bonatti del Petit Dru. Dedica affettuosamente il pilastro alla moglie Goretta, che lo ha atteso alla base come sempre.
1986 – gennaio. Il forte gruppo di Carlo Barbolini, M. Boni, M. Petronio, Angelo Pozzi, M. Rontini e Marco Sterni sale il Diedro Nord del Fitz Roy (VII°).
2002 - Elio Orlandi, con Fabio Leoni e Rolando Larcher tentano una nuova via sul Fitz Roy sul versante Nord-Est, ma il maltempo li aveva ricacciati indietro.
2003 - Elio Orlandi con Fabio Giacomelli ritorna sul versante Nord-Est del Fitz Roy per ritentare la via diretta “idealmente” già tracciata l’anno precedente, ma nuovamente il tempo pessimo non permette la realizzazione.
2004 – Fine gennaio. Elio Orlandi con Luca Fava e Horacio Codò in otto giorni i tre hanno tracciato una nuova via, la più diretta sul versante Nord-Est del Fitz Roy (il gigante patagonico).
Una via accattivante esteticamente, lunga e impegnativa (quasi 1500 metri di parete con difficoltà VI, 6c, A3 e M7), che ha richiesto fermezza e tenacia. L’hanno chiamata “Linea di eleganza” e l’hanno dedicata alla memoria di Gino Buscaini.
Unico cruccio è aver dovuto percorrere alcune delle ultime lunghezze in artificiale, per le incrostazioni di neve e ghiaccio delle fessure. Con questa realizzazione hanno dimostrato che in tutta autonomia, senza sponsor e senza marchi,né nazionali né commerciali, con il cuore assieme ai muscoli, si può fare un exploit, divertendosi. Per questo a marzo 2005 hanno ricevuto la nomination al “Piolet d’or” che premia le sei migliori realizzazioni alpinistiche del 2004.